mercoledì 28 novembre 2007

Anniversari speciali: Bignè in crema di mandorla profumati all’amaretto


Domani saranno due anni che io e te viviamo insieme, a stretto contatto per otto ore al giorno. Solo i giorni feriali, però.
I week end, le feste comandate, le vacanze.
Quelle no.
Ognuno per conto suo!
Qualche rara mail e io, solita ansiosa, ogni tanto controllo che tu sia sempre lì.

Lì dove io ti lascio
e ti ritrovo ogni lunedì.
Lì dove io torno dopo i miei giri e i miei viaggi.
Lì dove lascia l’ombra la nostra pianta e la tracce del nostro vivere quotidiano.

Tra i giornali, gli appunti e i miei ritagli che puntualmente perdo.

E tu sorridi, senza mai dirmi una parola, trovi sempre il modo, un segnale, per dirmi che l’impegno è forza vitale quando sai dove vuoi arrivare.

Ricordo, ancora, quando ci hanno presentati due anni fa, il mio timore nell’approccio e la volontà di conquistarti.
La tua imponenza e la tua cultura, il tuo sapere così tecnico e specialistico.
E io così lontana da te, per esperienze, vissuti e conoscenze.

Tu, progettista, costruttore, con una passione per l’architettura e il design, il senso pratico della vita.
Io, appena laureata, la mia passione per la scrittura e il mio senso mistico della vita.

In fondo chi ha creduto in noi lo sapeva:
i due opposti generano attrazione.

Tu mi hai insegnato:
che nella vita si può imparare a far tutto, basta avere pazienza, osservare e fare domande. Prendi appunti, cogli l’essenza dei concetti chiave e comincia a pensarci.
Mentre pensi: immagina.
L’immaginazione ti permette di contemplare più soluzioni. A volte quelle giuste!

Io ti ho insegnato: l’entusiasmo del cambiamento e la voglia di continuare a crescere.

Grazie Edilio!
per avermi dato: il mio primo lavoro serio in una Redazione

Al mio portale, ovvero http://www.edilio.it/, che da due anni è veramente il fidanzato che non ho, e a cui ho dedicato una ricetta veloce per questo nostro anniversario.

Ricetta!!!
Bignè in crema di mandorla profumati all’amaretto
Bignè – quelli piccoli da riempire – due buste da 100 grammi
Per la crema: 6 uova, 600 ml di latte intero, 6 cucchiai di zucchero, 6 cucchiai di frumina (o 3 cucchiai di farina oo e 3 di amido) sciroppo di mandorla qualche goccino di liquore amaretto.

Sbatti energicamente tuorli e zucchero fino ad ottenere un composto spumoso.
Lascia da parte gli albumi. Aggiungi lentamente la frumina e il latte.
Continua a mescolare.
Metti sul fuoco e mescola.
Dopo dieci minuti otterrai una crema molto densa.Lasciala raffreddare e monta a neve gli albumi.

Aggiungi gli albumi montati, sciroppo di mandorla (diciamo mezzo bicchiere) e un goccino appena di liquore amaretto.
Assaggia e a tuo piacimento puoi aggiungere dell’altro sciroppo!
Attenzione a non farla troppo dolce!
Riempi i bignè...


Lascia in frigo almeno due ore!!

Idea in più:
ti avanza la crema?
in una tazzina prendi un comune biscotto secco da latte e imbevilo con un pò di caffè. Versa la crema e avrai un piccolo dessert!


martedì 20 novembre 2007

Marianna - Torta di pasta frolla mele e cannella


Bologna maggio 2006 – Iniziano i corsi della part – tot parata. Al corso di samba afro brasiliana partecipano un centinaio di ragazze.
E’ un delirio.
Le percussioni dal vivo, le file che cercano di prendere corpo ma il ritmo è scalpitante. Tieni il tempo con i piedi e cerca di roteare il corpo seguendo i suggerimenti che arrivano dal bacino. Questo è samba!

In questo mare agitato di persone e colori, musica e canzoni, ci siamo incontrate. Non era un giorno di pioggia, ma un sereno pomeriggio primaverile.Iniziammo a parlare e non la finimmo più!




Torta di pasta frolla mele e cannella

Pasta frolla – come torta Any
/era ed è un mio pezzo forte/

Crema
ogni tuorlo di uovo un cucchiaio di farina oo
/si intende cucchiaio classico di minestra /
meglio se mischiata con un po’ di amido
un cucchiaio di zucchero /se è di canna meglio/
un bicchiere di latte – circa 120 ml -
vanillina

Per creme lisce e spumose senza gli odiati grumirscaldare il latte con la vanillina e versarlo nelle uova precedentemente sbattute con zucchero e farina.Mettere sul fuoco e girare sempre nello stesso, identico, verso.

Il tocco in più...
affetta le mele, tipo spicchi abbastanza spessie passale in una padella anti aderente con burro e cannella.Solo qualche minuto e gli spicchi otterranno un colorito bronzeo.

Una volta che hai disposto l’impasto nella teglia, lavorato come una pasta frolla, riempilo di crema e sopra disponi gli spicchi come a disegnare una grande raggiera.
Tieni in forno almeno 30 minuti.

L’effetto finale dovrà essere una sorta di sole.

Nella foto: Io e Marianna reduci da una delle nostre gran serate!

Marianna è un’insegnate delle scuole materne. Ogni tanto mi racconta dei suoi bambini, della musica che sceglie per loro e di come li abitua, sin dal mattino, a sentire la vita attraverso le note.

Marianna ama la musica.

Ogni tanto in classe irrompe la strega pasticcia. Una sorta di alter ego di Marianna, smemorata e pasticciona. I bambini ridono, perché lo sanno che è la loro bellissima maestra truccata e vestita di pura e autentica fantasia.
Ma, in quel momento è la strega pasticcia che ha puntualmente sbagliato classe. Loro ridono. Marianna dice che con i bambini devi essere un pochino ripetitivo.
Ripete dall’inizio dell’anno la stessa scenetta, le stesse battute e loro ancora sono lì che ridono.

Ma la fantasia non conosce la ripetitività. Come i bambini, lo sanno che è la stessa scenetta ma non sono mai stanchi di ridere.
Riescono a vederla ogni volta come fosse la prima volta.

giovedì 15 novembre 2007

Tisana di alloro e limone
















Con la mia amica Terry inauguriamo i post delle Erbe e tisane!

Bologna - ottobre 2005
Arrivo a Bologna dopo la laurea, l'atroce separazione dalla mia famiglia perugina, e approdo a casa della mia amica storica.
I primi tempi non sono facili.
Cercare lavoro con una laurea in scienze della comunicazione e tante, tantissime piccole esperienze sul curriculum, non è proprio impresa da poco.
Ma si sa, ai giovani italiani questo riserva il mondo del lavoro e corsi di laurea improbabili come quello scelto da me!
Intanto, non dispero - se non a tratti, con pianti lunghi e lunghissime passeggiate per la nebbiosa Bologna - cerco un qualsiasi sbocco e intanto con lei ci rincuoriamo.
Pensiamo alla strada fatta e a quanta ancora vogliamo farne!

La sera Tetè mi consola con una tisana di alloro e limone...


Tisana di alloro limone
devi digerire? ti senti gonfio?o semplicemnte senti che i primi sintomi del raffreddore diventano certezza di raffreddamento cronico?

Ingredienti
sminuzza qualche foglia di alloro nell'acqua
metti a bollire e bevi per curare il reffreddore

se devi digerire spremi mezzo limone nell'infuso ancora caldo!

è un toccasana!

Proprietà dell'alloro
Ottimo per la cura del raffreddore o di un'incipiente influenza.
Sorseggiato dopo i pasti, riesce, grazie alle essenze contenute, a facilitare la digestione e ad eliminare i fastidiosi gas intestinali; rinforza lo stomaco, e grazie agli oli essenziali contenenti è un ottimo e prezioso anticatarrale.

Le bacche dell'alloro contengono un olio ricchissimo di numerose sostanze medicamentose. La polvere ottenuta dalle bacche perfettamente essiccate sono un rimedio efficace contro l'influenza, i raffreddori, le malattie nervose, le paralisi, le debolezze di stomaco e i gas intestinali.
Da prendere nella dose di uno o due cucchiaini da caffè al giorno.


Io e la Terry eravamo inseparabili al liceo.

L'ultimo anno eravamo il terrore dei nostri insegnati. Riuscivamo a parlare con gli occhi. Facevamo teatro, studiavamo, ci innamoravamo e ridevamo per le strade di Catanzaro, entrando ed uscendo dai negozi!E' stato l'anno più bello della mia adolescenza.

Da lì a poco sarei partita per Perugia, ero innamorata e ricambiata, lasciavo queste mie amiche con l'eterna promessa di ritrovarci, ovunque saremo andate.

Infatti, io e Tetè (come la chiamo io!) anche durante gli anni dell'università siamo sempre state in contatto: telefono, messaggi, mail, incontri fugaci a Perugia, con lei che costringeva il ragazzo a deviare da Perugia mentre erano sulla strada Bologna - Napoli.

E ancora, anche se non ci vediamo spessissimo, quando usciamo...
ce la ridiamo!

Nella foto: pomeriggio con Tetè
Settembre 2006. Un pomeriggio intero a fare foto!Eravamo per Bologna, c'era una luce perfetta e scattavamo foto a raffica!che matte!!però i risultati meritano proprio!

mercoledì 14 novembre 2007

Dimikinis Biscotti di cioccolato uva passa pere e cannella














All’ex collega di sgabbuzzino!

Ho di nuovo una bicicletta! Dopo aver subito l’atroce furto della mia bellissima, nuovissima, violettissima, city bike avevo sempre rimandato il momento dell’acquisto di una nuova. Non auguro a nessuno di scendere le scale di casa, per giunta cantando, convinta di prendere la bicicletta e sfrecciare al lavoro e , invece, trovare solo la catena spezzata! Che doloreee!

Finchè Michele non ne ha trovata un’altra per me!
Vivo con il terrore che qualcuno possa sottrarmela. Non soltanto perché è bellissima, con marce, gran bel telaio. Ma ha un valore affettivo impagabile...
Proprio perché me l’ha data Michele!
A cui, dopo questo meraviglioso regalo, non potevo non dedicare un dolcino!

Dimikinis Biscotti di cioccolato uva passa pere e cannella!
Lo so, il nome evoca una ricetta greca. Ma non lo è. E Siccome a MiKy piace mangiare greco, ho inventato un nome che potesse evocare la grecità e che, con un pò di fantasia, significasse di Michele!
Inoltre, a lui piace l'uva passa, a me il cioccolato con la cannella.
Le pere sono state un'idea dell'ultimo momento o meglio, non mancano mai nel mio cestino di frutta!

Ingredientiper la pasta frolla
500 grammi di farina
2 tuorli d'uovo
200 grammi di zucchero - di canna è sempre meglio -
100 grammi di burro
un pò di latte per impastare meglio
un pizzico di sale
cioccolato fuso - tavoletta da 100 grammi da sciogliere a bagnomaria

Per il ripieno:2 pere zucchero e cannella

Io la prima volta ho aggiunto un pochino di lievito, pensando, di farli venire più morbidi. Ma i prossimi li preparo senza lievito! Secondo me rimarrebbero più friabile e si sentirebbero meglio gli ingredienti. Vi dirò!

procediamo:
sciogliere a temperatura ambiente zucchero e burroil profumo è delizioso - amalgamate e intanto, preparate in una terrina:
pezzetti di pera con zucchero e cannella.
Aggiungete gli altri ingredienti e lavorate come una normale pasta frolla.
Alla fine aggiungete il cioccolato fuso e lavorate per omogenizzare.
Tenere in frigo almeno 1 ora e dopo lavorate dei pezzetti di pasta i cui racchiudere il ripieno. Tenere in forno quasi mezz'oretta.

Attenti ai forni a gas. Quella sera ricordo l'ennessima fregatura del forno a gas di casa san petronio!

L'impasto era delizioso. I miei coinquilini, sia Emy che Sandro, lo avevano assaggiato nelle varie fasi della preparazione!

Ma il forno si spegneva in continuazione perché difettoso.
Li ho dovuti cuocere a 200 gradi, l'unica resistenza possibile!

Risultato?
per due ore a grattare la parte di sotto!!!

Pensavo di non portarli. Poi, alla fine l'illuminazione
Lo zucchero a velo!

Riposti per bene in un bellissimo piatto rosso (che nella mia fantasia malata simboleggiava un papavero di cui i biscotti erano la corolla da mangiare) facevano la loro figura!


La foto l’ho selezionata dal blog fotografico di Foread, ovvero Michele.
Veramente ce n’erano molte altre che mi piacevano.

Ho selezionato questa perchè evoca il vento che si muove tra gli arbusti...
e perchè a volte è meglio a testa in giù... molto molto bella...
grazie Miky!


martedì 13 novembre 2007

Quando mangiare ti avvicina al mondo.


Certo, fare la spesa generale, la parte grossa del nostro sostentamento, in uno dei punti vendita di prodotti equo solidali è proibitivo.
I prezzi sembrano essere maggiorati, rispetto ai prodotti del supermercato. Effettivamente in questi prodotti c’è un margine in più da pagare. Quello etico.

Ma diciamoci la verità: in molti, anche da questa parte del mondo, non possono permettersi di pagare questo margine. Buste paghe poco reali rispetto al potere d’acquisto, affitto, spese, bollette, macchina.E’ vero che tante cose sono superflue, ma è anche vero che viviamo in un certo sistema: qualunque cosa è in vendita, infatti, tutto quello che è possibile è stato reso vendibile. A conti fatti rimane di libera fruizione l’aria, tra l’altro inquinata e pesante in molte delle nostre città.

Ma rimango comunque del parere che qualcosa possiamo farla anche noi. Da piccole, brave, buone formiche, possiamo mettere da parte qualche euro da spendere in prodotti di qualità, etici e che veicolano un messaggio più forte.

Ci sono anche io.
Ci sono anche io a sostenere questa catena di instancabili formiche.Dai produttori del Sud del mondo, che lavorano con pochi mezzi e senza l’ausilio di pesticidi o altro. Agli artigiani che con le proprie mani creano qualcosa di unico. Dai Circuiti di mercato solidale che comprano, distribuiscono e vendono questi prodotti che arrivano da ogni parte del mondo, agli scaffali dove se tu a prendere e comprare un prodotto equo e solidale.

Ci sono anche io in questa grande catena che non risolve il problema delle disuguaglianze e della ridistribuzione delle risorse. Ma c’è e continua giorno dopo giorno a mettere in circolo prodotti, che non sono solo prodotti ma, la possibilità per qualcuno, molto lontano da te, di continuare a vivere, a curare la sua famiglia, la sua terra.


Ai prodotti del commercio equo solidale è allegato il cosidetto prezzo trasparente:
non solo il costo di produzione e trasporto, ma il contributo di altro mercato per lo sviluppo di progetti, attività amministrativa, logistica e altro.

Thè, caffè, biscotti, riso, pasta. La linea dei prodotti alimentare è ampissima. Inoltre, puoi comprare vestiti, cosmetici, libri. Tutto con un valore aggiunto: l’umanità dello scambio!

Guarda il sito ufficiale di CTM – Altro mercato!
In genere io compro: spezie, thè, cioccolato, biscotti. Tra le spezie consiglio caldamente di provare i diversi tipi di curry.
In pratiche bustine da un euro, al massimo un euro e cinquanta centesimi, puoi trovarecurry per verdure, per carne, per pesce, piccante. Il curry è una miscela di spezie dai sapori decisi. Averne tipi diversi e specifici riduce sensibilmente il tuo margine di errore!

Consiglio: misto di verdure, cotto in poco olio, brodo, con spolverata finale di cherry per verdure, da servire con riso thai, magari cotto a parte con qualche cipolla!

Un’idea semplice ma profumata d’Oriente!

Provare! Provare!!!

Vellutate - creme per primi


Creme per primi ovvero di quando scattò in me
la passione viscerale per fare delle vellutate creme per primi.

Succede così: un giorno al supermercato constati che il numero di scatolette con pesti, creme di formaggio, creme di funghi, cresce vistosamente.
Proporzionalmente, pensi, anche i consumatori.
Ne prendo una, per assaggiare e ovviamente modificare!!!
La prima e unica che presi fu quella ai 4 formaggi.
E siccome una volta avevo assaggiato degli gnocchi con una cremina del genere, pensai che fosse una rapida soluzione per primi completi e sfiziosi.
Preparai la prima crema con quello che avevo a disposizione in casa.Già, lo so che molti di voi si scandalizzeranno quando dirò, che nella mia dispensa di emigrante calabra, meglio dire silana, non mancano mai profumati, ma dico profumati, porcini!!Ebbene sì! Fu con loro che mi iniziai alle creme.

La prima crema da pasta della mia vita fu:Vellutata di funghi porcini al latte

Ingredienti

500 grammi di funghi - porcini nel migliore dei casi
poi largo alla fantasia
potete sostituire i funghi
con zucchine o carciofi o radicchio
o altre fantasiose combinazioni!

vino bianco e vari profumi per cuocere i funghi
in aglio, olio e un peperoncino
sale e pepe

brodo se fate la versione con le verdure
tipo zucchine o altro

dopo la cottura
mettere tutto nel mixer con quasi 100 ml di latte
e 150 grammi di formaggio gratuggiato...
aggiungetene ancora un pò se sembra troppo liquida...
dipende un pò dalle porzioni e dalla consistenza!

adatto con pasta tipo penne rigate
o crostini di pane
ben dorati con olio e aglio!



Nela foto: Emy, l'assaggiatrice!


Filtro d'amore, i segreti delle fate


Una svanita crede, o almeno quando le capita l’occasione ne approfitta per illudersi di crederci, che esistano fate, gnomi e altre creature similari.
Ne ha uno, appeso in testa giù, vicino al letto. Me lo hanno regalato per la mia laurea Nunzia e Adriana e sono molto affezionata a questo strano esserino di creta. Loro dicevano che appena l’hanno visto hanno pensato a me!Non vi dico che espressione da folletto pazzo!!

Un’altra, in posa riflessiva, con delle ali rosa che ben si intonano al suo colorito verdastro, sta lì, sul tavolo, vicino ai trucchi e al pettine di legno. Ogni tanto la guardo e le sorrido e lei, mostrando i denti ben affilati, mi sorride.
L’ho presa al mare, in un negozietto. non so bene perché la presi, forse tra tanti era l’unica ad avermi sorriso...
Dicono porti fortuna averli come amici, ma sono terribilmente dispettosi con i propri nemici.
Attenti!

Pensate c’è un sito dedicato a questi esseri. Mi è capitato di visitarlo e nella parte ricettario magico ho scoperto la ricetta segreta del filtro d’amore.
Non l’ho ancora provata. A giudicare dagli ingredienti non deve essere male.Anzi.Io mi limito a riportarla e a lasciare questo spazio vuoto.
Come un pegno.Chiunque di voi lo proverà, scriverà qui un commento o mi scriverà una mail , insieme racconteremo qualche bella storia d’amore e filtri magici.

Ingredienti

Ingredienti: 20 gr. di scorza d’arancia; 5 gr. di cannella; 20 gr. di scorza di limone; 1 litro d’acqua; 5 gr. di mandorle amare, 5 gr. di cardamomo; ½ litro di vino moscato dolce; 5 gr. di macis; 5 gr. di semi di ciliegie; 600 gr. di zucchero; 1 litro di alcool a 90°.

Procedimento: macerate tutte le erbe, dopo averle pestate nel mortaio, nell’alcool per 8 giorni.
Ricoda di scuotere il contenitore almeno una volta al giorno!.
Dopo la macerazione, sciogliete lo zucchero con l’acqua e fatelo raffreddare.
Filtrate il macerato, aggiungetevi lo sciroppo freddo, chiudete e lasciate riposare un giorno. Alla fine versate pure il vino, mescolate e fate riposare un altro giorno.
Filtrate di nuovo ed imbottigliate.

chissà!

Nella foto: Part tot parata 2007

grazie allo spettacolo di samba, per l'edizione di quest'anno della
parata, mi sono potuta sbizzarrire!

Io ero nel corpo di ballo delle fanciulle delle acque del fiume delle Amazzoni
ballando attraversavamo la foresta di ballerine e i cacciatori!

Esperienza stupenda!

date un occhio al sito e a tutte le inizitive di
Fest Festival di Bologna

Rito Pane – lievitazione naturale con pasta madre


Pane. Crosta fragrante, cuore di morbida mollica. Con sale o senza sale, farina di grano, grano duro o tenero, alla segale ai cinque cereali, nero o bianco e morbido di strutto.

Pane. E’ difficile godere di salumi, formaggi, olive, o per noi golosi incalliti, di peccaminosa nutella senza pane.
Il pane non è solo tradizione, è rito. Sopratutto, nella preparazione più tradizionale puoi intravedere il circolo rituale che sottende a questa pratica così antica e universale.

Bologna – inverno 2007.

Durante una delle mie lunghe, infinite passeggiate con il naso per aria per l’affollata Bologna, un manifesto verde, di quel verde bosco che richiama la natura e solletica la dormiente coscienza ambientalista che è in ognuno di noi, leggo: laboratori di ecologia urbana, corsi di yoga, cosmetica naturale e panificazione naturale.
Mi iscrivo!

La panificazione, per quel che ricordo da quando da bambina vedevo mia nonna ricurva ad impastare in un enorme vasca di legno (in calabrese dicesi majilla) è un processo lento e scandito da puntuali cure. Al corso ( per chi è interessato i corsi di ecologia urbano sono organizzati da ecologisti S. P. A di Bologna) pensavo di trovare zie e nonne del quartiere. Non potevo immaginare un pubblico di ragazze e ragazzi.
Le mamme moderne, poi, vanno in giro in abitini fasciati e tacchi a spillo persino nei parchi. Non avranno tempo di imparare a fare il pane. (ovviamente non tutte, permettetemi qualche facile provocazione!).

Invece - e qua può tranquillamente scoppiare un boato generale di ohhhh! -davanti al tavolo della signora, che avrebbe dovuto iniziarci alla panificazione naturale, c’erano almeno una ventina di persone, quasi tutti ragazze e ragazze, ovviamente qualche nonna e qualche zia del quartiere.
La signora, una bella olandese – mi sembra, comunque una bella nordica – pallidissima in viso, con due occhi azzurri tersi, ma piccoli piccoli, capelli biondo cenere raccolti, aveva uno stupendo maglione di lana grossa, di quelli che si usavano negli anni settanta.
Insieme al marito, che silenziosamente le porgeva quanto potesse servirle mentre lei impastava e spiegava, era un uomo piccolo di statura, scuro di capelli, ma anche lui con un bel maglione di lana grossa. Insieme diriggono da anni una azienda biologica, lei prepara il pane tutte le settimane!

Sul tavolo c’erano diverse scodelle.
Ogni scodella conteneva un pezzo di pasta da pane. Servivano per farci vedere i diversi stadi della panificazione. Ci vuole un giorno intero di lievitazione per fare un buon pane!Con un buon italiano scorrevole, rotto solo da qualche rara imprecisione linguistica, iniziò la lezione. Avevano portato del grano e uno strano macchinario che lo ha macinato. La farina che ne uscì era caldissima, gialla e finissima!

Allora lei estrasse dalla scodella più piccola la cosiddetta pasta madre, ovvero la pasta acida con cui il pane lievita naturalmente. Le era stata data in dono. Qualche anno fa una vecchia contadina fiorentina gliene aveva regalato un pezzo della sua.
Si tramandava da circa cento anni. Perché è questo il segreto della panificazione naturale: la pasta madre. Non è altro che della farina con dell’acqua diventata acida. Ma, ogni volta che fai il pane devi prenderla e mettere a lievitare con i primi 250 grammi farina e la stessa dose di acqua, a temperatura ambiente, per la prima lievitata.
Mescola tutto dolcemente e lascia riposare. Ricordati di mettere sopra un panno umido e, per favorire il processo lievitante, tieni l’impasto nell’angolo più caldo della casa. Passano dodici ore ed ecco la prima pagnotta – che ancora pane non è – ben lievitata e gonfia di aria. Prendine un pezzo grande quanto un pugno e conservalo in frigo.

Questa è la tua pasta madre.
Ogni sette giorni – io ne ho fatti passare anche20 ! - dovrai “rinnovarlo” ovvero dargli farina e acqua, nelle dosi consigliate prima, e fare una prima lievitata. Una volta fatto questo ti metti a fare il pane!!Proseguiamo: alla pagnotta di pasta di pane che hai ottenuto devi aggiungere almeno altri 500 grammi di farina e acqua come indicato sopra.
Devi lavorare con la forza dei polsi almeno per dieci minuti. Il segreto, diceva la panetteria, è la forza con cui lavori l’impasto. Devi lavorarlo in modo che prenda aria. Come se stessi prendendo a pugni una pasta elastica.
Quando otterrai una pagnotta tonda, ben definita, lascia lievitare almeno tre ore, magari avvolgilo in una coperta di lana per mantenerlo caldo.Possono anche passare 5 ore, il pane ci guadagna in morbidezza.

Siamo alla fase finale.
Adesso la pagnotta è pronta per essere pane. Nell’ultima parte della lavorazione, puoi aggiungere la farina che vuoi, man mano secondo la consistenza della pasta che ottieni aggiungi un pochino di acqua. Se l’impasto è elastico sei ha buon punto!Adesso puoi sbizzarrirti: metti sale, semi, noci, pezzi di formaggio. Come fantasia suggerisce. Ricordo che la signora aveva usato solo la farina integrale, ma si raccomandò per le prima volte di usare farina comune. Con l’esperienza, poi, saremmo potuti passare anche alle altre farine che in genere sono più difficili da impastare e devono saper essere misurate. A quel punto il marito tirò fuori il pane cotto la sera prima.

C’erano diverse forme.
Ognuna aveva un ingrediente particolare: semi di lino o sesamo, nero o integrale. Non c’era pane bianco. la signora sentenziò che la farina bianca e troppo raffinata perde molte delle proprietà nutritive. Abituatevi disse alle farine integrali.Regalò a tutti un pezzo di pasta madre e si raccomandò di regalarla anche ad altri, di preparare il pane e darlo, perché è un circolo. un circolo che si rinnova. Eravamo tutti toccati da queste ultime parole.

Ma tra tutti, però, più di tutti mi colpì un ragazzo appena ventenne.
Capelli ondulati scuri raccolti in un codino, gli occhi puntati sulla signora, seriamente concentrato sulla spiegazione. Poco dopo, nei vari discorsi tra una pausa e l’altra, sento – per meglio dire origlio – una sua conversazione con un altro ragazzo.
Da lì a poco sarebbe partito per andare a lavorare in un qualche villaggio, non ho colto dove. Penso per qualche esperienza di volontariato. Ma lo immaginavo lì, con la stessa espressione concentrata a spiegare i segreti della panificazione naturale.

Questa ricetta è dedicata al ragazzo troppo concentrato.
Pane. Invocato per fame, da interi popoli o quando arrivi a casa, letteralmente affamato. Un pezzo di pane è quello che chiede il mendicante per la strada, un pezzo di pane suggellò simbolicamente l’ultima cena del Cristo.
Un pezzo di pane quando sei fuori magari in giro per sentieri sperduti, cercando aria pura e paesaggi aperti. un pezzo di pane è il pranzo dell’operaio, seduto in fabbrica o davanti un muro in costruzione.
Un pezzo di pane caldo con olio, origano e sale, mi ricorda il profumo del grande forno a legna, a casa giù in calabria dai miei nonni, tanti anni fa, tiravano fuori almeno quaranta pani. Il pane caldo dei carretti che giravano nei mercati colorati del Marocco.
Il pane che, ancora, al mio paese vendono per strada. Il pane troppo caro dei fornai in città. Qualcuno diceva vogliamo il pane e vogliamo le rose. Da sempre il pane è il simbolo del diritto alla sopravvivenza, della condivisione.

Mangiare un pezzo di pane, sentirne il profumo e il calore sulle mani è come rinnovare un rito, sentire di esserci in questa catena umana che sopravvive e in qualche modo in cammino resiste.

Nella foto: pizze e focacce preparate con la pasta madre
per uno dei famosi aperitivi di casa San Petronio

Infatti, la pasta madre pu essere utilizzata anche per altre preparazioni simili al pane!

Sfogliata in crema di patate


Veramente semplice, se vi ricordate di comprare la pasta sfoglia già pronta!
Ingredienti:
500 grammi di patate
200 ml di latte
100 grammi di formaggio grattugiato
burro (pochino)
salvia e rosmarino
olio (piccante è meglio!)
qualche pezzetto di formaggio che fonde (tipo provolone o fontina)
ovviamente, un rotolo di pasta sfoglia

Bologna – inverno 2007.

Abitiamo con un francese. Dopo le fette biscottate con il formaggio spalmato, buona abitudine che ho preso anche io, il nostro bel parigino compra puntualmente rotoli di pasta sfoglia e pasta brisè.
Bocciata la seconda, la prima è veramente un prodotto industriale che merita!
Troverò anche la ricetta della pasta sfoglia, prima o poi.

Per adesso srotolo quella già pronta e metto dentro una delizia di crema di patate.
D’inverno i pasticci di patate rimangono la mia passione.

Tocco di fantasia.
Dopo aver cotto le patate, prima di schiacciarle, preparate un contenitore in cui riporle. Mettete in mano un po’ di rosmarino, salvia e un pezzetto di burro.
Tutto il contenitore deve essere ben inumidito con il burro e questo profumo di erbette. Adesso potete schiacciare dentro le patate, a cui aggiungerete sale e origano, un po’ di olio, in genere io metto sempre quel tocco di olio piccante calabrese, latte e formaggio grattugiato.

Girate e mescolate finché non otterrete un composto spumoso.Srotolate in una teglia la pasta frolla e mettete la crema di patate. Sopra pezzetti di formaggio a piacimento, in genere qualche quadratino di fontina o provolone per creare quella crosticina gialla che è sempre invitante!Cercate, ripiegando i bordi, di creare un piccolo cestino.

Tenere in forno almeno 20 minuti.

Servitela: intera!
E’ un po’ difficile da tagliare, la pasta sfoglia tende a sbriciolarsi al passaggio del più mite coltello. Quindi, servitela intera per darne sfoggio a tavola e tagliatela solo dopo l’ohhhhh! generale. Una volta nel piatto la crema di patate tenderà a fuoriuscire, ma è ancora più invitante.

Provare provare!!!!

Nela foto: il bellissimo parigino, da me ribattezzato Poppin's

Crostata in crema di mandorla: torta Elena













Impasto:
come torta Any
Ripieno: crema alle mandorle.


La ricetta è quella classica della crema.
Ma come ho imparato da qualche rivista di cucina, aggiungo alla fine l’albume montato a neve. Una delicatezza!
Questa torta è stata pensata nel pieno della primavera.

Crema: per ogni tuorlo d'uovo un cucchiaio di zucchero e di frumina.
Tenete da parte gli albumi da montare a neve!

La frumina, per capirci, è una buona via di mezzo tra la farina 00 e l'amido.
Vantaggio??
non fa i grumi!

Riscaldate il latte; basta un bicchiere per tuorlo, con la scorza di un limone o della vanillina.

Dopo aver mescolato per bene, ma bene bene, tuorli zucchero e frumina, aggiungete il latte e mescolate.

Dopo poetete rimettere tutto sul fuoco.

Cinque minuti, che sono veramente cinque, ed è pronta la crema!
senza grumi!
Aggiungere lo sciroppo di latte di mandorla, ampiamente conosciuto al sud un pò più difficile
qua al nord!




Elena l’associo al mandorlo in fiore.
Delicatamente bianco e profumato, con i fiori disegnati nell’incavo da un bel rosa pastello.


Particolare di questa torta Elena è la granella: bisogna tritare finenemente (ma non troppo) mandorle, noci, pistacchi e cioccolato fondente.

Cospargerne la crostata – torta in modo che i colori dei 3 ingredienti si distribuiscano su tutta la superficie.

L’idea è quello di un sentiero dolce in cui il verde del pistacchio ricorda l’erba, le noci, il cioccolato e le mandorle i diversi tipi di pietre. Un sentiero la cui terra è ancora molle di pioggia. E se Elena ci cammina su...sprofonda delicatamente in un letto di crema di mandorle...


Ps: per Elena, ricordo ancora il messaggio che mi hai mandato al lavoro...è divina... oltre a sentirmi troppo prima pasticcera dell’olimpo...mi hai commossa!

Le due ricette (torta Any e torta Elena) sono associate, non solo per l’impasto ma per la similitudine dell’affetto che mi lega a queste due ragazze.

Nella foto: cuscinata a Bologna, aprile 2007

Torta Any












Compleanno di Any 2006.

Sono a Bologna quasi da sei mesi, sono già fidanzata con Edilio (il portale che mi ha dato di che vivere).
Lei, la mia amica storica di Perugia. E in occasione del suo compleanno progetto una torta!!

Mi serve qualcosa che sia dolce, ma di spessore. Un qualcosa che riesca a simboleggiare e contenere un gran cuore. Un gran cuore di crema o di...ricotta e miele.

Procediamo
Impasto: rubato dalla confezione dei biscotti spicchi di sole, Mulino Bianco.
Loro in buona fede la danno, per provare che le loro ricette sono sane, ma secondo me già sanno che nessuno si metterà a farli!
E’ una pasta frolla leggera, basta veramente pochissimo burro.

A me piace lavorarla con il latte, nella ricetta è indicato 70 grammi, io ne metto quasi 150 grammi.

Ottieni una pasta scivolosa, cominci a lavorarla come fosse creta e allora aggiungi latte, aggiungi un altro pochino di latte.
E’ come una pastafrolla, ma l’aggiunta del lievito la rende più morbida e alta a fine cottura. Ripieno: ricotta e miele, come il titolo di un cortometraggio di un ragazzo di perugia. Io conoscevo il protagonista, un ragazzo spagnolo in erasmus.Ho sempre pensato che questo titolo fosse veramente evocativo.
Il sapore del latte diventato consistente nella ricotta e il miele, quasi liquido, che amalgama e rende omogeneo il composto.

Guarnire con cioccolato fondente fuso: a mio avviso non guasta mai!




Per Any: quest’anno cascasse il mondo la rifacciamo!

Nella foto: Perugia - umbriajazz 2005 /Bologna 2006

è la foto più bella che ho con Any
scattata in una delle classiche nottate di Umbriajazz
concerto in piazza e poi, dopo mezzanotte,
tutti verso il prato di piazza San francesco
a tirare l'alba
a ballare a cantare

any, ricordi?
il 2005 era il nostro ultimo anno a Perugia
eravamo già dottoresse
ma con ancora troppa troppa voglia
di vivere le strade
di sentire l'aria della notte
che diventa giorno....

L'altro foto, invece, è stata scatatta a Bologna.
Tu eri qui da poco e insieme, come tutt'ora, ci incoraggiavamo, ci sostenevamo, anche in questa nuova fase bolognese!
Ti voglio bene...


I miei classici gattoli di patate -


Rivisitiamo un classico della cucina il mitico gattò (come si scrive? non penso in francese!) di patate.
La mia versione non ha le uova.
Con le uova vedi polpette di patate, ricette delle mamme.

500 grammi di patate cotte
150 grammi di latte
sale – olio – pepe
100 grammi di formaggio che fonde, tipo scamorza affumicata
spek affumicato o se preferite prosciutto cotto o crudo
100 grammi pan grattato

Per le versioni vegetariane:
200 grammi di carciofi
o
200 grammi di radicchio e a piacere anche funghi

Il mio gattolo di patate è semplice e buono perché metto un bel po’ di latte, ma non è un purè.
Le patate cotte vengono schiacciate con la forchetta in modo da rimanere consistenti, aggiungo sale, pepe, origano, olio e lavoro con il latte. In una teglia, precedentemente imburrata, stendo uno strato di questo composto di patate.
Poi, aggiungo scamorza o altro formaggio che fonde (in genere io sono un’amante fedele della scamorza affumicata). Se non avete vegetariani a cena stendete qualche fetta di spek affumicato, altro strato di patate e scamorza affumicata, spolverate il tutto con abbondante pan grattato.

Se avete vegetariani a cena ci sono due versioni di gattolo.
Gattolo con carciofi
Cuocete dei carciofi, solo la parte tenera. Cercate di sfogliarli delicatamente. Lasciateli insaporire e cuocere in padella con un po’ di olio, prezzemolo, sale e un pezzettino di aglio. Se non volete un soffritto pesante, preparate un battuto di sedano, carote, cipolle e aggiungete un po’ di acqua, si formerà un brodino che lascerete asciugare. Potete anche usare un pezzetto di dado e un po’ d’acqua. Lasciateli asciugare finchè i carciofi non risulteranno teneri. Ripete lo stesso procedimento sostituendo al prosciutto i carciofi.

Se avete a cena dei vegani abbiate l’accortezza di non usare la scamorza!

Gattolo di radicchio.
Cuocete in padella del radicchio tagliato a strisce, non proprio sottilissime, e fate come sopra. A questa versione, quando ce li ho, aggiungo volentieri dei funghi.

Molto apprezzati d’inverno, serviteli ben caldi.Nei mesi primaverili è gradito molto tiepido e se ne rimane è buonissimo a cena freddo.
D’estate evitate.
Io e i miei gattoli siamo stati mandati gentilmente a quel paese durante un pranzo estivo all’aperto.
Tengo a precisare, però, che la sera sono stati richiesti a gran voce!!!

Nella foto: Elena e Valentina
altro momento topico della mia festa di compleanno
notate la goduria dipinta nei volti delle due
che da ore si stanno strafogando di gattoli di patate e pizza
Elena incredula davanti a tanta bontà!

da mettersi le mani nei capelli!!

Vale sorride
e si sa
chi sorride
approva e mangia!!!

La favola del paese dei funghi e delle patate




Una sezione interamente dedicata alle patate. E’ il minimo che potete aspettarvi da una creatura della Sila!
La creatura della Sila, sarei io! rientra anche questa tra le tante, tantissime licenze che con il diritto di autore mi arrogo!

Petronà, il paese da cui provengo, è un piccolo villaggio di poche ma laboriose anime, a quasi mille metri d’altezza sui monti della Sila.
Il tragitto per raggiungerlo, oltre ad essere quasi impervio e faticoso per il cattivo stato di alcuni tratti di strada, è un percorso di colori intensi e sfumature decise, salendo dal mare – che è a soli 30 km – il paesaggio è arido, giallo bruciato e bronzo, trapuntato di ginestre e cardi arsi, dominato in lontananza dalle arcigne montagne silane.
Dopo qualche chilometro colline di ulivi in filari ordinati, il giallo si stempera nel verde chiaro e cominci a sentire la strada che diventa salita. Dopo qualche tornante, le montagne, gli alberi secolari e il verde intenso dei castagni segnano la direzione Sila.E’ da lì che si arriva a Petronà.

Ogni volta che in macchina, quando torno dopo lunghi mesi di assenza o da altri giri, dal finestrino cerco di cogliere nell’insieme questo scenario, gli occhi non riescono a cogliere l’intensità di tanta diversità.
Colonna sonora consigliata: Ad esempio a me piace il Sud
del nostro amato conterraneo Rino Gaetano. Una delle poche poesie in musica che potrà proiettarvi in questo scenario di ulivi e castagneti, vigneti e cardi.


Per i petronesi, il nome di Petronà evoca alla memoria una leggenda che si perde nella notte de tempi, ascoltata e riascoltata durante l’infanzia, e raccontata con estremo piacere ogni volta che qualcuno chiede l’origine di questo insolito nome. A noi bambini dicevano sempre: Petronà con l’accento sulla A.

Ma la storia comincia moltissimi anni prima.
Un contadino, di un paese vicino al luogo in cui sorse Petronà, si era trasferito lì per coltivare patate. Da sempre la terra di Petronà e delle zone circostanti è fertile per le patate. In generale sono molto conosciute le patate della Sila. Ebbene questo contadino, inizia a coltivare patate e ne avvia un prolifico commercio. Gli abitanti dei paesi vicini andavano da questo contadino di nome – che coincidenza! – Pietro a comprare patate grandi, gialle e farinose. In dialetto si diceva: iamu llà ca Piatru ‘n dà. (andiamo lì che Pietro ne ha).
Piatru ‘n dà - Piatru ‘n dà (Pietro ne ha – Pietro ne ha) divenne Petronà!Petronà divenne negli anni anche meta prediletta dei cercatori di funghi.
Ma funghi buoni, buoni veramente se vi dico porcini.

Se passate da quelle parti o da qualche altra parte in Sila, procuratevi delle patate e dei funghi. Un bel po’ di olio, ovviamente extravergine di oliva, da versare in capiente e alta padella, fate un piccolo soffritto di cipolla e funghi. Siccome siete in Calabria qualche peperoncino rosso non può che esaltare il vostro condimento. Tagliate a rondelle le patate, versatele nella padella con un po’ di sale e una fogliolina di alloro.

Lasciate cuocere per un bel po’. Quando le patate saranno dorate il piatto è pronto.
Dato che siete così dotati di buona volontà procuratevi una pitta: una specie di focaccia fatta con la pasta del pane, molto sottile e con un buco al centro.
Apritela a metà e mettete dentro le vostre patate e funghi fritti.Ancora meglio, prima di azzannare una tale delizia, sistematevi sotto un albero di castagne, con un bel bicchiere di vino rosso. Se è ottobre, periodo di castagne, funghi e patate, potrete godervi non solo l’aria pungente delle alture silane, ma il profumo dei piccoli fuochi accesi dai raccoglitori di castagne. In genere sono lì dalla mattina presto, quindi, per le 11 si attrezzano già per il pranzo.

Mettono sul fuoco carne, salcicce, ovviamente di maiale, e vicino ai carboni ardenti lasciano cuocere patate e peperoni con la buccia. Solo dopo la cottura vengono spellati. Non mancano sul finale le castagne arrosto: mitiche ruselle, ovvero caldarroste.
Se volete avvicinarvi date un segno da lontano. In genere, i raccoglitori, come tutti i calabresi sono diffidenti e se trovate qualcuno, dei rari ormai, arzilli vecchietti gelosissimi della loro proprietà, potrebbe salutarvi a sassate o, peggio mi sento, a fucilate!
Ovviamente scherzo, sarà successo solo qualche volta, ma intanto prima di avvicinarvi lanciate un grido di saluto!A parte gli scherzi.

Se volete mangiare pitta funghi e patate fritte, ma non solo. Pasta con il sugo di funghi, tagliatele in bianco con i funghi.Funghi sott’olio, funghi a rondelle, bruschette di funghi, creme e delizie di funghi, non potete perdervi la fantastica sagra del fungo di Petronà.

Intorno a metà agosto – ogni anno io cerco di esserci, tra l’altro per salutare petronesi, parenti, emigranti – nella parte più alta di Petronà, località manulata con annesso laghetto artificiale, in uno spiazzo ricavato tra gli alberi, attrezzato con aree da ristoro e magnifica veduta di cielo e verde sila, viene organizzata questa sagra.
Una festa di musica, gente, stand di prodotti tipici. Ma, soprattutto, funghi e piatti cucinati dalle abili mani di signore petronesi, le custodi dei segreti di questa cucina montanara, autentica e semplice, esaltata dal fuoco e dall’aria di questo luogo un tempo di lupi e mucche, patate e funghi, Petronà.
Sito web di riferimento per vedere qualche foto e magari fare un pensierino e partecipare a questa sagra:
comune di Petronà

Torta di pere e cannella in un abbraccio di cioccolato fuso


Una mia carissima amica, Marianna, incontrò, come capita per caso in una delle tante tantissime feste della mondana Bologna, un ragazzo veramente molto carino.
Note per questa nostra similitudine in gusti maschili, per non parlare di vestiti, musica, cibo e quanto altro, approvo al primo sguardo la scelta del vago di turno.(n.b. il vago, di genere maschile, personalità controversa, mille e trecento cinquanta interessi, alternativo no fighetto, un pò no –global non guasta, in sintesi uno svanito. Per le ragazze più sveglie questa tipologia corrisponde al tipo: skap, scappa appena puoi!!).

In una delle sue lunghe, lunghissime ore, di confidenze mi racconto di quando il tizio le preparò una torta buonissima.Gli unici elementi che riuscì a strapparle, oltre a ogni dettaglio dello stupendo pomeriggio, furono torta al cioccolato, con pere e cannella.

L’immagine riuscì a fulminarmi!!!

Sabato pomeriggio, magari piove, si dai facciamo che piove e su Bologna è caduta la nebbia, sono quasi le sei è già buio, i portici sono già illuminati.Queste luci fioche riflettono ancora meglio la consistenza della nebbia. Hai un appuntamento, con un tipo che hai conosciuto ad una festa, è un musicista, le tue amiche lo hanno approvato, la Fili l’ha persino insignito dell’ambito titolo vago vaghissimo, non puoi non essere felice quando, lui aprendoti la porta, ti avvolge, oltre al suo charme e al suo profumo di maschio, quello di una morbida, morbidissima, torta di pere e cioccolato.

Ho provato a rifarla, per me e qualche amica. Con l’aiuto di ricette trovate in vari forum ho messo insieme questa mia personale versione di torta romantica: pere e cannella in un abbraccio di cioccolato in fuso.

Preparazione: 1 vasetto di yogurt naturale, ma alla vaniglia è meglio!
500 grammi di farina, tipo 00
250 grammi di zucchero, se è di canna e sempre meglio
200 grammi di burro
200 grammi di cioccolato fondente
2 uova
4 o 5 pere
1 bustina di lievito
mezzo bicchierino di rhum – andrebbe bene anche altro liquore simile, ma l’associazione rhum e cioccolato mi ricorda troppo cuba....(cazzatas!)

Impegnati a mescolare per bene
Sbatti uova e zucchero, il composto deve essere spumoso.
In genere io aggiungo un pezzetto di burro, piccolo piccolo, lo lascio squagliare nello zucchero a temperatura ambiente, sprigiona un profumo esagerato. Sciogli burro e cioccolato, se vuoi usare meno burro aggiungi latte.

Questo deve risultare un composto più liquido da versare nelle uova con lo zucchero e poi aggiungi piano piano la farina. In finale il lievito e il rhum. Disponi a pezzetti le pere in una teglia imburrate e infarinata. Spargi l’impasto e metti in forno, precedentemente riscaldato a 180 gradi.orientativamente sono 40 minuti (forno a gas).

Se avete un fidanzato, credo vi chiederà in moglie. Se non ce l’avete invitate per un thè qualcuno che ritenete papabile a questo ruolo, aspettate la nebbia e preparate questa delicatezza...

Se siete maschi, è inutile ribadire il successo di una tale iniziativa!!!



Nella foto: la mitica Dharma del telefilm

Dharma e Greg

Uno degli ultimi telefilm americani che ho seguito.
Con l'età ci si emancipa anche da questo!

Lei maestra di yoga completamente svanita, immersa nella sua dimensione di flussi energetici e riti.
Lui avvocato in carriera, formale e distinto per educazione ricevuta da una famiglia altolocata.
Il contatto tra i due opposti smusserà le asperità dell'uno e dell'altra in divertenti situazioni stereotipiche:
la parte spirituale e distratta di lei,
il senso a volte troppo pratico di lui, in iun gioco che oppone due opposte visioni del mondo e della vita.

Che bella storia d'ammore!!

lunedì 12 novembre 2007

Pane: il sigillo universale


Il pane, a cui ho dedicato un lungo intervento sulla panificazione naturale, è il sigillo di antichissimi riti, da quelli matrimoniali, che sanciscono relazioni e patti, a quelli funerei, ritualizzando il passaggio da una dimensione all’altra.

In Sardegna, nelle zone più interne della regione, si usa il pane della sposa. Una mamma del vicinato regala il giorno del matrimonio, in segno di augurio, un pane bianchissimo che viene spizzettato e confezionato come se fosse una piccola statua. Questa piccola statua di pane diventata durissima, anche dopo diversi anni, rimane come segno di resistenza al tempo.

In Campania, invece, l’augurio di fertilità viene espresso preparando dei grossi pani a forma di treccia o di ciambella, con in mezzo un uovo sodo, colorato di rosso. Questo particolare pane viene preparato in genere per le festività pasquali. Ma, la circolarità della vita contadina è scandita da più rituali in cui l’offerta di pane è sentita come propiziatoria di fertilità.
Per le feste della mietitura vengono preparati pani all’antica in segno di ringraziamento del buon raccolto.

In Calabria si usano i mustazzuoli, o mostaccioli, biscotti duri al miele simili al panpepato, modellati in figure storiche o di animali. Sono preparati con farina, miele d’arancio e mosto cotto, vengono poi ecorati con carta stagnola colorata.il nome deriva dal latino mustaceus, ovvero antica focaccia per nozze, cotta la forno sopra delle foglie di lauro.
La tradizione racconta che questi dolci furono portati a Soriano Calabro, il paese in cui vengono tutt’ ora prodotti, da San Domenico che durante una brutale carestia li distribuì alla popolazione affamata. Ancora oggi per la festa di questo Santo vengono offerti questi dolci in ricordo del regalo miracoloso. Non c’è sagra o fiera calabrese senza una bancarella che vende mostaccioli ed altre prelibatezze tradizionali.

Nella foto: i tipici mostaccioli!
A mio avviso, i mostaccioli sono da annoverare tra le prelibatezze calabresi.
Non c'è sagra o festa che si rispetti senza le bancarelle di mostaccioli.
Quando li comprate sono durissimi!
Ma, fidatevi di una calabrese pura, basta toglierli dall'incarto e tenerli per qualche giorno avvolti in uno strofinaccio,
Tornano morbidissimi!

Dolcino romantico improvvisato


Situazione troppo da divano: tu e lui.
Siete perfettamente incastrati, della serie:la tua spalla è il mio cuscino, la mia spalla è il tuo cuscino.
Però, ad un certo punto vorresti troppo liberarti da questo giogo, che seppure d’amore, ti accorgi di non essere più sensibile dall’incavo spalla baraccia.
Però, non puoi rompere l’incantesimo:non puoi turbare l’espressione placida da bambino che lui ha dipinta sul volto, mentre guarda, un pò da ebete, una bellissima stupenda puntata di Turisti per caso, e ti dice:magari, andiamo anche noi?
E lo vedi, che è già lì.

Però, senti che i legamenti del braccio ti stanno abbandonando.

E’ arrivato il momento di un dolcino improvvisato.

Ingredienti:
mascarpone panna nutella amaretti – o anche biscotti da lattea piacere un goccino di rhum – o altro liquore che a naso intuisci può andar bene, altrimenti, sempre da tenere in considerazione, se la notte si prospetta intensa, caffè nero amaro.

Procediamo
In una ciotola metti mascarpone e panna, monta tutto con comodo frustino elettrico. Preparare dei bicchieri molto larghi, o anche delle tazze, l’importante e che siano capienti.Disponi in ogni bicchiere due o tre amaretti, o altro biscotto che puoi, a seconda dell’umore, bagnare con un goccino di liquore o caffè amaro (non da escludere caffè amaro con goccino di liquore).

Nel composto di panna e mascarpone metti qualche cucchiaio di nutella, in modo da creare l’effetto striatura. A me non sempre riesce, se qualcuno è in grado di comporre con questa ricetta una creazione con perfette striature, attendiamo commento e foto!

Se hai tempo, lascialo in frigo per qualche ora, in modo che mascarpone e panna si compattino, e tiralo fuori come infallibile salva – situazioni troppo romantiche.

Portalo sul divano e senti l’effetto che fa.
Di solito si portano anche i cucchiaini.
A vostra discrezione se usarli o meno.

Nella foto: una scena di uno dei miei film cult
Big Fish del magico Tim Burton!

Pensa che bello:
lui porta il prato
tu...
i dolcini del ricettàiolo!

Palline (non proprio sferiche) di Cereali, miele, mandorle e cocco.


Raccontavo proprio l’altro giorno, ai miei adorati colleghi, di questi dolcetti da divano o da dopo pasto in situazione:
voglio un dolcino, ma non ho tempo e voglia di fare un dolcino, non vivo più con la mamma, vorrei la nonna,
però va bene lo stesso... mi arrangio...

Ingredienti
cereali miele pistacchi - mandorle - uvetta

Prendi i cereali, quelli che hai in casa. Qualsiasi donna sa che l’apporto di fibre dei cereali è ineguagliabile. Una scatola in casa c’è sempre. Se non la tua, quella della tua coinquilina!!!
Prendi della carta forno (io prima utilizzavo l’alluminio, i miei colleghi mi han fatto notare che è un pochino tossica se la metti nel micro onde, Michele dice che è una bella dose di ferro!!!) e cerca di realizzare dei piccoli stampini.
Li vendono anche al supermercato, ma se non ce li hai...ingegnati!Ritagli dei piccoli quadrati di carta. Ognuno servirà per una pallina, che sferica non sarà, ma la chiamiamo comunque pallina.

Almeno 100 grammi di cereali qualche cucchiaio di miele pezzetti di mandorle, vanno bene anche noci o pistacchi, per i più raffinati acnhe qualche piccolo seme di sesamo o di lino mescolare il tutto, fate attenzione a non schiacciare troppo i cereali!Con un cucchiaio disponetene un pochino in ogni cartina. Metteteli al microonde per qualche minuto ad una temperatura non altissima!
Va bene anche il più classico forno, dovrete pazientare qualche minuto in più!

Tirerete fuori delle buonissime palline di croccantini!!!!!
Da mangiare sul divano, in compagnia, da soli,
forse un pezzetto lo potete dare anche al gatto o al cane.
Ma che sia veramente un pezzetto, la carie colpisce ingenerosamente anche loro
che poverini,
ignari dell'uso dello spazzolino,
possono soffrire per giorni
veramente come cani!

Nella foto: un momento tipo delle feste per il mio compleanno!!
Non ci crederete ma Marianna ed Elena
stanno parlando proprio di questi dolcini!!
Elena che studia medicina
spiega a Marianna
l'importanza delle fibbre, degli zuccheri
e di doversi
scrupolosamente lavare i denti a ogni fine pasto!
L'amico di mari
ovviamente annuisce!

Biscottini di Azzu - dolce incontro mascarpone e nutella


E se un giorno mascarpone, formaggio non formaggio, il più delicato e nobile tra i latticini, incontrasse, non certo nel banco frigo, ma nel carrello di una qualche svanita, un barattolino tondo di golosa nutella?

Lui, vellutato color crema chiara chiara, reso famoso dalle mani raffinate del primo pasticcere che elaborò il tiramisù. Lei, consistente crema color nocciola, famosa e popolare, conosciuta da ogni strato sociale, seguita da un pubblico onnicomprensivo per età, genere, sesso e razza.
Cosa accadrebbe se si mescolassero??
Proviamoci!!!
Ingredienti:
Pavesini
caffè amaro e non proprio nerissimo
nutella
mascarpone
farina di cocco – o se preferite – neve di cocco

Questa ricetta non è mia. Ma, di una mia carissima amica, Azzurra (in foto), che durante il periodo universitario ha sostenuto così le mie grandi, o già perse in partenza, battaglie!
Adesso lei è lontana. Non proprio lontana. La Francia, per meglio dire Marsiglia, non è poi così lontana da Bologna. Un giorno le spunterò anche lì. Lei lavora in un grandissimo laboratorio di arte. Cura le relazioni internazionali con l’Italia.Ha occhi piccoli e profondi, taglio orientaleggiante, boccuccia, direi di albicocca matura.
Potrei anche fornire indirizzo e mail!!
no... no... sto scherzando
non vendo la mia amica per un commento in più!
ma per una ricetta...
potrei pensarci!!

Azzuuuuu! scherzo come sempre
lo sai!
Da lei ho mangiato anche le mitiche trofie genovesi al pesto. Lei non è ligure, ma eravamo a Genova, lei faceva un master lì ed io ero andata a trovarla, a vedere l’acquario e via del campo.Cena in cima ad un terrazzo di un palazzo antico della Genova storica. aggiungerò anche questa ricetta tra i primi...ma non perdiamaoci!!!!

Procediamo!!!!
Mescolate , con una certa goduria ve lo assicuro, mascarpone e nutella. In genere un bicchiere di 200 grammi d nutella basta per 250 grammi di mascarpone.Prendete due pavesini. In uno spalmate questo divino composto di nutella e mascarpone, chiudete con l’altro per formare un unico guscio.Bagante nel caffè e passate nella neve di cocco.Contiuate così finchè non avette finito gli ingredientiRiponete in frigo, dopo altra super spolverta di farina di cocco.Ripreneteli, ma non prima di due ore.
Date il tempo all farina di cocco di diventare neve!!
Mangiateli uno ad uno...mi raccomando...

Cioccolatini di fichi secchi



Questa è una delle classiche ricette della tradizione da me, in qualche modo, variata.

Ingredienti

fichi secchi
cioccolato - preferibilmente fondente
qualche goccino di rhum

I fichi secchi, in genere noi calabresi (vale per tutto il sud d’Italia) disponiamo, sopratutto nel periodo di natale, di una scorta pressochè infinita di fichi secchi.
Buonissimi da mangiare così semplici o con la mandorla in mezzo, passati al forno come tradizione comanda.

Ma a volte il tocco di cioccolato fa il resto...

Aprite i fichi, in mezzo disponete una mandorla, ben pelata, o a scelta qualche chicco di uvetta, una volta ho anche provato con i classici pistacchi, quelli che rimangono dagli aperitivi in casa, non sono mai da escludere!Squagliate del cioccolato con un pochino di acqua e il tocco di rhum, che come ho già detto non guasta mai e poi mi ricorda Cuba...

Bagnate ogni singolo fico con questa cioccolata profumata. Lasciate che si asciughi, bastano veramente pochi minuti...e poi...

I cioccolatini sono lì!!!!

venerdì 9 novembre 2007

Ricettario: la nascita di una passione


Il piacere di cucinare.
Fino a pochi anni fa credevo che solo qualche eletto potesse godere di una tale gioia. Per gli altri, tra pentole e padelle antiaderenti, qualche super robot che trita e sminuzza, la vera rivoluzione culturale erano stati i diversi tipi di cibi surgelati.

Per me, scappata di casa e da mamma fin troppo tradizionale, la vera rivoluzione era mangiare in piedi, mangiare quel che capita, mangiare un sacco di dolci, pizze e arancini al volo, frequentare assiduamente la mensa universitaria, banchettare con le amiche dopo una razzia al supermercato, reparto patatine, snack, noccioline, biscottini, cioccolatini, torte liofilizzate.

Finchè una sera a cena, un’amica nuova del giro porta la crostata fatta con le proprie mani. La mangi estasiato e pensi:al sapore delle uova e del burro, la marmellata spalmata, attaccata come un velo spesso da cui puoi vedere il fondo, friabile e compatto.Sentenzi insieme al coro unanime delle altre: sei proprio brava, tu sì che hai le mani di fata!Speriamo ne faccia un’altra! E poi capita che questa amica ti invita a cena e tu con l’altra inseparabile amica di patatine, cioccolatini biscottini, ti presenti prima magari per aiutare, forse, magari si sbocconcella qualcosa.

L'atto creativo
Lei è lì. impasta abile, distende delicatamente la pasta sul piano e con una carezza decisa dona forma e consistenza. La teglia, umida di burro e imbiancata in un soffio di farina, accoglie questa sfoglia che diventa guscio e lei, con altrettanta grazia, lo riempie di marmellata.
Nel forno precedentemente riscaldato, si compie la magia della chimica, che spezzando e formando nuovi legami, sprigiona nuovi e inaspettati profumi.

E il profumo della nascita...
Certo la nascita di una crostata!Ma è comunque la nascita di un qualcosa, risultato di un mescolamento di elementi diversi ma in qualche modo leganti. Cominciò l’altra mia amica a mettere le mani in pasta.
Orgogliosa portava insieme al caffè i suoi primi deformi biscottini.Io li mangiavo ed ero contenta, perché pensavo che fossero nati attraverso le sue mani, che certo nei suoi progetti avevano altra forma, ma la dedizione e l’impegno nel crearli, nell’intagliarli, avevano conferito un sapore diverso da qualsiasi altra biscottino, prodotto e confezionato da una macchina, che mani non ha. Un sapore autentico, unico perché nessuno, neanche lei avrebbe potuto ripetere quella magia. Uova, burro, farina, un goccio di latte e il momento, quel preciso momento in cui mescoli il tutto. Quello è irripetibile....

Da allora decisi di provarci.
Mi iniziai così al piacere di cucinare.Rimase, però, questa costante dell’invenzione, dell’accostamento azzardato, per provare ogni volta il brivido dell’imprevedibile, l’attesa del trillo del timer e il fatidico assaggio.Per ogni persona, certo non per tutte quelle che avei voluto, ho inventato una torta. Bastava cambiare qualche ingrediente, provare ad insaporire con un altro ancora, cercare nel ricordo della persona qualche particolare gusto o combinare una nuova associazione. Sono nate così: torta frutti e gemelle, torta sfoglia Teresa, torta agrumi e luca, torta caffè e cioccolato per michela, torta scagliette per ivano, torta rosa di bignè, torta Elena, torta Emy, mele e cannella per marianna.

Queste ovviamente le meglio riuscite.
E quelle di cui ricordo, ogni volta, il momento.Quel magico momento in cui mi concentro e comincio a mescolare. cercando di unire, in quel momento, chimica e fantasia....Esistono, poi, tutta una serie di ricettine veloci.
Biscottini Azzurra, che non sono una mia invenzione ma il pensiero dolce di questa mia amica che in diverse occasioni, presentandosi con un pacchettino di queste prelibatezze, sapeva rendermi immensamente felice nell’attimo in cui, sorridendo lasciava che io intuissi cosa potesse contenere il grasso fagotto che aveva in mano.

Biscottini di cereali e miele, idea rubata in una di quelle bancarelle in cui brave scolarette chiedono contributi per buone cause.
Tu dici: oh che brave, ma li avete veramente fatti voi?e sei pronta lì a strappare il segreto e già pensi a come puoi arricchirlo...magari qualche scaglietta di cioccolato, una mandorla, uvetta e una spolverata di neve al cocco.

E ogni volta che cerchi di indovinare l’ingrediente segreto.
La carica intuiva cresce e se indovini ti senti troppo cuoca, con in mano già il mestolo d’oro vinto durante qualche sagra troppo godereccia!

Ps:
per Viola, non è che forse ti riconosci nella descrizione dell’inseparabile amica patatine, cioccolatini, biscottini??
Aspetto un tuo contributo...ovvero chiedi a tua nonna come faceva quella meravigliosa crostata con la marmellata che portavate ogni volta che tornavate da Roma.E poi, ovvio, anche le tue ricette!!
Dedicato a Maria, l’amica nuova del giro che divenne colonna portante della cucina del gruppo!!!! A l mio gruppo di amiche e amici, che durante l’idilliaco periodo universitario, sono stati e sono parte della mia famiglia.

Cominciamo....

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