martedì 13 novembre 2007

La favola del paese dei funghi e delle patate




Una sezione interamente dedicata alle patate. E’ il minimo che potete aspettarvi da una creatura della Sila!
La creatura della Sila, sarei io! rientra anche questa tra le tante, tantissime licenze che con il diritto di autore mi arrogo!

Petronà, il paese da cui provengo, è un piccolo villaggio di poche ma laboriose anime, a quasi mille metri d’altezza sui monti della Sila.
Il tragitto per raggiungerlo, oltre ad essere quasi impervio e faticoso per il cattivo stato di alcuni tratti di strada, è un percorso di colori intensi e sfumature decise, salendo dal mare – che è a soli 30 km – il paesaggio è arido, giallo bruciato e bronzo, trapuntato di ginestre e cardi arsi, dominato in lontananza dalle arcigne montagne silane.
Dopo qualche chilometro colline di ulivi in filari ordinati, il giallo si stempera nel verde chiaro e cominci a sentire la strada che diventa salita. Dopo qualche tornante, le montagne, gli alberi secolari e il verde intenso dei castagni segnano la direzione Sila.E’ da lì che si arriva a Petronà.

Ogni volta che in macchina, quando torno dopo lunghi mesi di assenza o da altri giri, dal finestrino cerco di cogliere nell’insieme questo scenario, gli occhi non riescono a cogliere l’intensità di tanta diversità.
Colonna sonora consigliata: Ad esempio a me piace il Sud
del nostro amato conterraneo Rino Gaetano. Una delle poche poesie in musica che potrà proiettarvi in questo scenario di ulivi e castagneti, vigneti e cardi.


Per i petronesi, il nome di Petronà evoca alla memoria una leggenda che si perde nella notte de tempi, ascoltata e riascoltata durante l’infanzia, e raccontata con estremo piacere ogni volta che qualcuno chiede l’origine di questo insolito nome. A noi bambini dicevano sempre: Petronà con l’accento sulla A.

Ma la storia comincia moltissimi anni prima.
Un contadino, di un paese vicino al luogo in cui sorse Petronà, si era trasferito lì per coltivare patate. Da sempre la terra di Petronà e delle zone circostanti è fertile per le patate. In generale sono molto conosciute le patate della Sila. Ebbene questo contadino, inizia a coltivare patate e ne avvia un prolifico commercio. Gli abitanti dei paesi vicini andavano da questo contadino di nome – che coincidenza! – Pietro a comprare patate grandi, gialle e farinose. In dialetto si diceva: iamu llà ca Piatru ‘n dà. (andiamo lì che Pietro ne ha).
Piatru ‘n dà - Piatru ‘n dà (Pietro ne ha – Pietro ne ha) divenne Petronà!Petronà divenne negli anni anche meta prediletta dei cercatori di funghi.
Ma funghi buoni, buoni veramente se vi dico porcini.

Se passate da quelle parti o da qualche altra parte in Sila, procuratevi delle patate e dei funghi. Un bel po’ di olio, ovviamente extravergine di oliva, da versare in capiente e alta padella, fate un piccolo soffritto di cipolla e funghi. Siccome siete in Calabria qualche peperoncino rosso non può che esaltare il vostro condimento. Tagliate a rondelle le patate, versatele nella padella con un po’ di sale e una fogliolina di alloro.

Lasciate cuocere per un bel po’. Quando le patate saranno dorate il piatto è pronto.
Dato che siete così dotati di buona volontà procuratevi una pitta: una specie di focaccia fatta con la pasta del pane, molto sottile e con un buco al centro.
Apritela a metà e mettete dentro le vostre patate e funghi fritti.Ancora meglio, prima di azzannare una tale delizia, sistematevi sotto un albero di castagne, con un bel bicchiere di vino rosso. Se è ottobre, periodo di castagne, funghi e patate, potrete godervi non solo l’aria pungente delle alture silane, ma il profumo dei piccoli fuochi accesi dai raccoglitori di castagne. In genere sono lì dalla mattina presto, quindi, per le 11 si attrezzano già per il pranzo.

Mettono sul fuoco carne, salcicce, ovviamente di maiale, e vicino ai carboni ardenti lasciano cuocere patate e peperoni con la buccia. Solo dopo la cottura vengono spellati. Non mancano sul finale le castagne arrosto: mitiche ruselle, ovvero caldarroste.
Se volete avvicinarvi date un segno da lontano. In genere, i raccoglitori, come tutti i calabresi sono diffidenti e se trovate qualcuno, dei rari ormai, arzilli vecchietti gelosissimi della loro proprietà, potrebbe salutarvi a sassate o, peggio mi sento, a fucilate!
Ovviamente scherzo, sarà successo solo qualche volta, ma intanto prima di avvicinarvi lanciate un grido di saluto!A parte gli scherzi.

Se volete mangiare pitta funghi e patate fritte, ma non solo. Pasta con il sugo di funghi, tagliatele in bianco con i funghi.Funghi sott’olio, funghi a rondelle, bruschette di funghi, creme e delizie di funghi, non potete perdervi la fantastica sagra del fungo di Petronà.

Intorno a metà agosto – ogni anno io cerco di esserci, tra l’altro per salutare petronesi, parenti, emigranti – nella parte più alta di Petronà, località manulata con annesso laghetto artificiale, in uno spiazzo ricavato tra gli alberi, attrezzato con aree da ristoro e magnifica veduta di cielo e verde sila, viene organizzata questa sagra.
Una festa di musica, gente, stand di prodotti tipici. Ma, soprattutto, funghi e piatti cucinati dalle abili mani di signore petronesi, le custodi dei segreti di questa cucina montanara, autentica e semplice, esaltata dal fuoco e dall’aria di questo luogo un tempo di lupi e mucche, patate e funghi, Petronà.
Sito web di riferimento per vedere qualche foto e magari fare un pensierino e partecipare a questa sagra:
comune di Petronà

1 commento:

Luigi Rizzuti ha detto...

Ciao Filippina, sono Luigi Rizzuti, un amico dei tuoi fratelli, tuo compaesano. Per caso ho trovato il tuo blog navigando in questa marea di informazioni sulla rete... complimenti per le ricette culinarie!!! Già che ci sono, ti informo che ho creato un sito internet con lo scopo di creare qualcosa di buono nel nostro paese: www.nuovaera.2021.it. Salutami Antonio e Francesco. Ciao ciao!!!

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